Daria Filardo in conversazione con Bianco-Valente, 2016

Daria Filardo: Cè un universo grandissimo nel quale immaginare la propria posizione e c'è una terra abbastanza grande, considerate le nostre misure umane, da percorrere. Il vostro lavoro si muove, come voi.
Nel grande spazio espositivo della tenuta dello Scompiglio con 'Frequenza Fondamentale' avete portato il sistema solare, avete creato un sistema insieme cosmico e intimo dove ognuno di noi cerca la frequenza visiva e sonora che in quel momento lo fa muovere. Ci si muove e ci si perde e si entra in un altro spazio, quello dilatatissimo che nessuno di noi riesce ad immaginare. Io mi ci sono persa e ritrovata un sacco di volte.


Bianco-Valente, Frequenza fondamentale, 2015, Tenuta dello Scompiglio, Installazione sonora e luminosa a 9 canali, dimensioni ambientali, foto di G. Mencari

Però io so che il vostro lavoro cammina sulla terra e che voi cercate costantemente relazioni e connessioni, e che tutto avviene nel processo della costruzione con gli altri che porta a una forma vostra e allo stesso tempo in comune con altri, ma voi nella vostra vita prestate moltissima attenzione alla perfetta e calcolata posizione di stelle e pianeti, che niente avviene per caso e che il caso si muove nello spazio orientato e complesso di relazioni date.
C'è un pezzo della vostra vita che io considero la perfetta controparte di questo lavoro cosmico, e che voi non considerate un vero lavoro da mostrare in spazi d'arte, ma che è parte fondante di voi, della vostra scansione del tempo e del vostro modo di entrare in relazione.
Due volte l'anno, in occasione dei vostri compleanni, voi partite per luoghi che vengono indicati da complicate relazioni. Il viaggio è a volte semplice a volte complicatissimo, e non ha un fine preciso se non quello di essere in quel momento in quel luogo, e stare li un po.
È una pratica, una costante, un momento molto intimo in cui cercate ed esplorate una posizione sulla terra, così come avete chiesto a noi di trovare la nostra nell'installazione universale alla tenuta dello Scompiglio.
In 'Frequenza Fondamentale' mancano immagini riconoscibili, sono luci, colore astratto, suoni, sibili, rumori; sulla terra invece è pieno di immagini di persone di cose, e voi avete un archivio enorme di immagini scattate e di esperienze accumulate.
Mi raccontate cosa sono questi vostri viaggi?

Bianco Valente: Nel 2001 leggemmo un libro in cui si descriveva la possibilità di influire sul proprio destino raggiungendo un determinato luogo del globo terrestre in occasione del proprio compleanno.
Fu una lettura dirompente per il nostro modo di vedere le cose, piuttosto razionale e legato ad un pensiero"scientifico" che fino ad allora aveva caratterizzato anche la nostra ricerca artistica.
La visione che proponeva Ciro Discepolo in questo suo libro, legata all'astrologia e all'astronomia, affondava le radici indietro nel tempo fino alle prime civiltà umane, che hanno tutte avuto una grande attenzione per i movimenti degli astri nel cielo tentando di metterli in relazione con i vari eventi, grandi e piccoli, che accadevano agli individui.
Si trattava di un'idea totalmente irrazionale e non verificabile: la possibilità che i pianeti del sistema solare abbiano un qualche influsso di tipo energetico o simbolico, in grado di influire sul destino degli esseri viventi.
Questa teoria ci affascinò talmente tanto da spingerci a sperimentarla su noi stessi, e il beneficio più grande che ne abbiamo ottenuto è sicuramente quello di avere acquisito una consapevolezza sull'importanza delle combinazioni simboliche, dell’aver imparato a saper cogliere il momento giusto per fare ogni cosa e conoscere profondamente i propri punti di forza e le proprie debolezze.


DF: Le immagini del vostro immenso archivio e le immagini dell'installazione 'Frequenza Fondamentale' sembrano lontanissime fra di loro, ma io credo che siano complementari e raccontino una incessante necessità di mappatura, in costante movimento, che comprende due apparenti opposti, la regola e il caso, le relazioni date e quelle che accadono, due opposti che sembrano dati ma che in realtà si scambiano, oscillando e invertendo le posizioni.
Nei viaggi i vostri occhi (fotografici) registrano particolari e scattate immagini che come (quasi) sempre attraverso la fotografia ci raccontano tante storie. I vostri viaggi sono un movimento terrestre, ma sono anche specchio di un sistema più grande invisibile ad occhio nudo. Questa invisibilità del dettaglio è la cifra dell'istallazione allo Scompiglio dove il vostro (e il nostro) corpo tutto insieme, invaso dal suono che ti entra dentro e dai colori che ti riempiono gli occhi e il campo visivo, diventa parte integrante di un organismo più grande di noi, impossibile da percepire tutto insieme. Lì avviene il contrappunto totale del particolare esperito sulla terra.
I due poli sono quindi due mappe mobili, due movimenti nello spazio, due ricerche di una posizione che mai è definitiva ma che fa del movimento il suo centro.
Quanto è importante per voi tracciare queste mappe? Cosa vi spinge a partire sempre? Cosa trovate e cosa cercate?


Bianco-Valente, Tu sei qui, 2012 - 2014

B-V: L'aspetto che arricchisce di fascino queste esperienze di viaggio è che tutto si muove per far intersecare tre piani diversi in un determinato modo che noi scegliamo a priori.
Ovviamente il primo è il piano temporale, perché questo appuntamento si compie una sola volta all'anno per ciascun essere vivente, nel momento esatto del proprio compleanno astronomico. C'è poi il piano rappresentato dalla cartografia, che noi utilizziamo per decidere esattamente il luogo da raggiungere (e a volte, in mancanza di mezzi di spostamento, l'ultimo tratto di due o tre chilometri lo abbiamo dovuto perfezionare a piedi, anche in orari improponibili, e anche questa è un'avventura nell'avventura). Il terzo è il vero motivo per cui ci spostiamo ed è la combinazione simbolica (o energetica) espressa dalla posizione che occupano nel cielo, in quel preciso momento e in quel determinato luogo, gli astri del sistema solare.
Ci sono così tante variabili che è difficile dire cosa cerchiamo esattamente, ciò che è certo è che qualunque cosa sia non è verificabile.
Affrontando i preparativi del primo viaggio nel 2001, decidemmo in maniera determinata che questi viaggi non sarebbero mai diventati essi stessi un'opera: niente riprese da montare trasformandole in un video, niente interviste a sfondo "sociale" agli abitanti di una delle ultime comunità Inuit dell'estremo nord del Canada, o delle 400 persone che vivono sull'Isola di Saint Paul nel bel mezzo del Mare di Bering, e così via. Questi viaggi avrebbero semmai cambiato noi come persone e cambiando noi sarebbe di conseguenza cambiato il lavoro, cosa che è puntualmente avvenuta quattro anni dopo, nel 2005, con l’opera Relational Domain che è per noi uno spartiacque tra il prima e il dopo.
Non ci sono quindi filtri fra noi e le persone con cui stabiliamo dei rapporti, c'è solo il fascino di scambiarsi per alcuni giorni le proprie esperienze, apparentemente diversissime ma in fondo essenzialmente comuni nella loro umanità di base, questo a qualunque latitudine si vada.
E' nato così il nostro interesse sia per la cartografia e le opere in cui modifichiamo le mappe geografiche o quelle nautiche per aggiungere nuovi livelli di lettura, sia per i legami che continuano a tenere insieme le persone e i gruppi sociali. Fili che non siamo in grado di vedere, ma di cui riusciamo benissimo a intuire l'esistenza. Ecco, questi fili fatti di storie, esperienze, immaginario, relazioni di amore o di odio, questi fili all'apparenza molto esili perché quasi impercettibili, ma che hanno la forza di condizionare pesantemente (nel bene e nel male) tutta la nostra esistenza, noi li rendiamo visibili in tanti modi diversi nelle nostre installazioni, intime o monumentali che siano.


DF: Mi piace rimanere a parlare ancora un po' del contrappunto fra l'astrazione proposta in 'Frequenza Fondamentale' e il realismo fotografico del vostro archivio di viaggi, di come questi due poli siamo due rappresentazioni complementari della vostra necessità di relazione piena di esperienza vissuta e allo stesso tempo piena di un vuoto da riempire, un vuoto fatto di colori e suoni che non ha bisogno di immagini 'figurative' perché è esperienza dello spazio, del movimento, della urgenza di sentirsi parte di un sistema più grande che non si può sezionare in frammenti fotografici.
Il vostro archivio di immagini di viaggi non è un lavoro, la sua trasposizione in 'Frequenza Fondamentale' è diventato l'annullamento di tutte le vostre fotografie in puro mescolamento di colori e insieme un allargamento della vostra esperienza a tutti noi, invitati dentro lo spazio a trovare il nostro movimento nel sistema solare. Mi raccontate di più di questa dualità fra l'immagine e l'astrazione proposta?

B-V
: Ci sono vari livelli di comunicazione che possono metterci in relazione con gli altri, c'è ovviamente la parola, l'immagine e poi ci sono i simboli più o meno inconsci, il linguaggio del corpo e le varie forme di energia che si possono attivare per stabilire un contatto.
Frequenza fondamentale è questo. Stabilito uno spazio di intervento abbiamo voluto saturarlo con colori e suoni, in continua mutazione, che hanno un’analogia col moto dei pianeti del sistema solare nel cielo, a cui l'uomo ha sempre attribuito uno scenario di simboli e uno spettro di energie in grado di propagare la propria influenza a tutto ciò che è vivo e si muove sulla terra.
Frequenza fondamentale è in qualche modo un invito a prendere consapevolezza delle energie che mutano e continuano ad attraversarci fin dalla nostra nascita, a continuare ad orientarci nello spazio per scegliere la nostra posizione ed entrare in risonanza con ciò che ci fa stare bene. 


DF: Avete parlato dell'importanza delle combinazioni simboliche e dell'importanza di sapere cogliere il momento giusto per fare ogni cosa e di conoscere le proprie debolezze. In fondo questa consapevolezza che vi è stata suggerita dall'esperienza che fate ogni anno nei vostri due viaggi orientati dalla posizione dei pianeti diventa una pratica, un esercizio per mantenersi vigili, attenti, in ascolto con il mondo i luoghi e le persone che vi circondano. Viaggiare per due volte l'anno vi ricorda costantemente tutto questo e vi rende aperti ai lavori che sviluppate costantemente, è come se aveste due punti fermi (anche se molto in movimento), i vostri viaggi e questo vi permette di continuare a muovervi nell'incontro con gli altri, è così? I vostri viaggi diventano una ritualità intima, una costante che permette alla vostra ricerca di rimanere aperta.

B-V: È proprio così, col tempo abbiamo imparato a prestare maggiore attenzione agli eventi e agli incontri che in passato avremmo definito delle semplici coincidenze, sembra apparirci in maniera sempre più chiara che la casualità fine a se stessa in fondo non esiste, e che qualunque gesto tu compia in questo mondo si propagherà a catena nello spazio e nel tempo in altri eventi più o meno importanti.
La nostra però non è una visione meccanicistica del principio di causa ed effetto, in quanto tutti gli eventi, le persone e i luoghi sono in continua trasformazione e non abbiamo punti fermi per determinare il peso effettivo delle cose. Possiamo solo assecondare il flusso, provare ad entrare in risonanza con le energie che ci attraversano e influire sullo scorrere degli eventi, per quanto ci è concesso, momento per momento.


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Tratta dal catalogo della mostra "I Can Reach You" a cura di Daria Filardo, Pietro Gaglianò, Angel Moya Garcia, Tenuta dello Scompiglio, Lucca 2015-2016

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