Adriana Rispoli, Summer is almost gone, 2017

Letteratura, architettura, paesaggio, luce compongono il DNA del lavoro di Bianco Valente. Negli ultimi anni, l’uso del linguaggio come strumento di interpretazione della realtà acquista un ruolo centrale nella loro ricerca e la parola, presente in varie forme, dal video (Sulla Pelle) alla calligrafia  (Unità minima di senso) alla partecipazione collettiva (Come il vento), solo per citarne alcuni, viene declinata di volta in volta con un diverso valore etico ed estetico.

Adriana Rispoli: Dal belvedere caprese di Punta Tragara al porto di Acciaroli, i vostri lavori sembrano suggerimenti a villeggianti distratti. Mentre Towards you sottintende una dimensione spaziale invitando a ribaltare lo sguardo dall’orizzonte esterno a quell’interno, Summer is almost gone allude invece ad una dimensione temporale. Interventi diversi nella formalizzazione, il primo in ferro smaltato bianco direttamente contrapposto ad uno dei panorami più famosi al mondo, l’altro di neon sulla torre cinquecentesca che chiude il porticciolo della cittadina cilentana, ma che condividono anzitutto una dinamica pubblica. Cosa significa per voi arte pubblica?

Bianco Valente: Da un po’ di anni i nostri interventi più frequenti si sviluppano in una dimensione pubblica, che sentiamo molto più vicina rispetto ad un evento da realizzare all’interno di uno spazio chiuso, che sia esso museo o galleria. Ci piace condividere il nostro lavoro con un pubblico più ampio ed eterogeneo, che non sia solo quello votato all’arte contemporanea, ma fatto anche di quegli individui che non sono abituali frequentatori di spazi d’arte.
A Latronico, per esempio, un piccolo paese della Basilicata, stiamo portando avanti da dieci anni, insieme ad un altro artista, Pasquale Campanella, un progetto che prevede la costituzione di un museo A cielo aperto fatto di opere realizzate da artisti che invitiamo di anno in anno, affinché concepiscano un’installazione pensata per il territorio e che sia in stretta relazione con la comunità. L’opera viene allestita in maniera permanente nel tessuto urbano e quasi sempre viene realizzata coinvolgendo i cittadini.


Adriana Rispoli: Su monumenti storici, relazionati con la natura o espressione diretta di comunità nello spazio collettivo-urbano, i vostri interventi – necessariamente site-specific – prevedono modalità diverse di interazione con il pubblico. Quanto incide questo nella vostra pratica artistica?

Bianco Valente: A volte le opere nascono riflettendo sulle peculiarità storiche, architettoniche o urbanistiche di un luogo. Le intrecciamo con il nostro vissuto, che ci porta ad avere un punto di vista diverso rispetto a chi abitualmente ci vive e ci permette così di mettere in luce aspetti che sono praticamente invisibili per gli autoctoni.
In alcuni casi l’elemento con il quale ci confrontiamo è il paesaggio, come per Towards you, opera allestita sul belvedere di Punta Tragara a Capri, che si caratterizza come una linea di senso che si frappone tra il paesaggio e la persona che lo sta osservando, andando inevitabilmente ad alterare la percezione che se ne ha abitualmente.
In altri casi decidiamo di metterci in relazione con le persone che compongono una comunità e facciamo in modo di intrecciare le loro rispettive esperienze, affinché diventino la struttura portante dell’installazione. È stato così per le tante bandiere allestite in Piazza Indipendenza a Pontinia, nell’ambito delle celebrazioni per gli ottanta anni dalla fondazione della città, ognuna delle quali riportava una frase emblematica tratta dai diversi racconti che avevamo ascoltato dai primi coloni, perlopiù veneti e ferraresi, arrivati negli anni trenta, ma anche dai nuovi coloni indiani, sopraggiunti a Pontinia da 25 anni a questa parte. E’ stato sorprendente percepire quanto fossero simili le istanze e i desideri espressi da entrambi i gruppi di coloni giunti a Pontinia, a distanza di così tanti anni,  per affrancarsi dalle difficoltà delle rispettive terre d’origine.
Abbiamo scelto di utilizzare le bandiere, poste sui tetti della piazza centrale, che conserva ancora l’originario disegno razionalista, affinché il vento desse voce ai racconti di chi negli anni è giunto in quel luogo in cerca di un nuovo futuro.

Adriana Rispoli: Canzonette di ogni dove, dai Doors in avanti, hanno celebrato la fine dell’estate con il carico di desideri e languidi rimpianti che essa porta con sé. Al contrario, voi con questa opera inaugurate la stagione estiva di Acciaraoli, una delle perle del Cilento che nei mesi estivi decuplica il numero della popolazione. Non vi sembra un po’ in anticipo il vostro messaggio?

Bianco Valente: Summer is almost gone è per noi un inno alla vita, un invito a godersi ogni momento della propria esistenza. Si può riferire alle persone, alle cose, alle situazioni, insomma una sorta di carpe diem, cogliere e saper apprezzare il bello che la vita ci offre, evitando di offrire eccessivamente il fianco alle preoccupazioni legate al futuro. Ci pareva particolarmente pregnante esporre quest'opera in un luogo di villeggiatura che si anima in maniera eccezionale solo per un breve periodo dell'anno.

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Tratto dal libro Porto d'arte contemporanea, tre anni di PAC 2015/16/17,
a cura di Massimo Sgroi, Multistampa srl, ottobre 2017

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